Conferimento cittadinanza onoraria al milite ignoto

Conferimento cittadinanza onoraria al milite ignoto

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Nel Centenario della traslazione della salma del milite ignoto all'altare della Patria (4 novembre 1921 - 4 novembre 2021) il Consiglio comunale di Molfetta, con atto n.13, in data 22 marzo 2021, ha deliberato il conferimento della Cittadinanza onoraria al Milite ignoto che, in omaggio al sacrificio di tante vite italiane, perdute nei conflitti armati e in ossequio ai principi di difesa dei valori di libertà, uguaglianza e pace, così come sancito dalla Costituzione repubblicana, diventa Cittadino d'Italia con la riconoscenza di tutta la collettività per un sacrificio che ha contribuito a creare l'identità nazionale.

Il 24 maggio 2021, ai piedi del Monumento ai Caduti, la cerimonia per il conferimento della Cittadinanza.

Di seguito il discorso che, per l’occasione, hanno tenuto Tommaso Minervini, Sindaco di Molfetta, e Selda, alunna della I D - Scuola Media Giaquinto

DISCORSO DEL SINDACO:
Ringrazio gli autorevoli rappresentanti dell’Esercito Italiano, Gen. C. A. Giuseppenicola Tota Comandante delle Forze Operative Sud, Gen. Brigata Luciano Antoci - Comandante Brigata Meccanizzata “Pinerolo”, Gen. Brigata Romeo Paternò Aereonautica Militare Comando Scuole 3° Regione Aerea – Vice Comandante, Gen. Brigata Fabio Cairo Comandante Provinciale Carabinieri di Bari, Colonello Donato Ninivaggi Comandante Militare Esercito Puglia, Capitano di Fregata (C.P) Armando Piacentino Capo Compartimento Marittimo e Comandante Porto Molfetta, Cap. Francesco Iodice, Comandante Compagnia Carabinieri, Ten. Salvatore Mercone Comandante Tenenza Guardia di Finanza Molfetta, Comandante della Polizia Locale, Cosimo Aloia. Ringrazio il Tenente Colonello Mauro Lastella Comando Militare Esercito Puglia e il mio capo di gabinetto Rosa Losito il cui aiuto è stato fondamentale per l’organizzazione di questo evento.
Ringrazio i nostri concittadini gli ufficiali della riserva intervenuti l’ammiraglio Francesco Maria de Biase, Presidente Ass. Naz. le Decorati di Medaglia D’Oro Mauriziana Nastro Verde, l’Ammiraglio Michele de Pinto.
Ringrazio tutti, la Sen. Carmela Minuto, il Consigliere Regionale, Saverio Tammacco, i Consiglieri Metropolitani, i Consiglieri comunali gli Assessori e le Associazioni combattentistiche
Un grazie a tutti gli studenti di questa Città un particolare Grazie agli studenti della Giaquinto e della Carnicella ai loro insegnati e alla loro dirigente, prof.ssa Angela Maria Tondo che con grande spirito di concreta apertura al territorio ha reso possibile la presenza di questi ragazzi, il futuro del nostro paese, in questa grande aula all’aperto per una lezione dal vivo di un pezzo di storia del nostro Paese.
Tutti a rappresentare qui oggi lo Stato nelle sue varie articolazioni, l’unità delle forze armate, così come il milite ignoto rappresenta da oltre un secolo l’unità di tutti i lutti, i sacrifici e rappresenta il senso più alto del dovere.
Il 24 maggio di centosei anni fa, un giorno che è rimasto nella memoria storica del paese, forse il Piave mormorava davvero calmo e placido, come dice la celebre canzone degli alpini che tutti abbiamo imparato sin da piccoli, ad attendere i fanti italiani (non a caso oggi è la festa nazionale della Fanteria).
Il 24 maggio 1915, l’Italia entrò nella Prima Guerra Mondiale. Era di lunedì, un lunedì come oggi.
Ma oggi non siamo qui a inneggiare alla guerra. L’ ART. 11 della nostra Costituzione Repubblicana recita “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”.
Siamo qui a ricordare i sacrifici, i lutti le speranze di tanti giovani e dare il nostro solenne ringraziamento ai quei giovani, a tutte le forze armate che col loro sacrificio hanno consentito e consentono a noi tutti oggi la democrazia e la libertà.
L’Italia nel 1915 era divisa tra interventisti e neutralisti nella guerra che si combattè sulle sponde del Piave e dell’Isonzo, nelle varie trincee che si erano create.
Tra gli interventisti anche il nostro Gaetano Salvemini che parti volontario sul Carso. Contrario alla guerra di Libia perché guerra di occupazione intravedeva la necessità dell’intervento come liberazione contro gli imperialisti, in particolare l’impero austro ungarico che soggiogava il nord est dell’Italia, come gran parte dell’Europa centrale e dell’est, per la necessaria conclusione dei sacrifici dei tanti che si impegnarono nel risorgimento italiano, per liberare l’Italia, ma anche per coltivare il sogno di una Europa democratica e libera dalle dominazioni degli imperi.
Fu l’inizio della fine della vecchia Europa che sancì l’ingresso sulla scena mondiale degli Stati Uniti. Una guerra che portò alla dissoluzione dell’impero austroungarico e ottomano e mise fine a quello degli Zar.
Una guerra che costò 10 milioni di morti. In quel periodo si ebbe l’epidemia della Spagnola, la quale tra 1918 e il 1919 provocò da sola circa 50 milioni di morti in Europa.
Il Covid sino ad oggi ha purtroppo registrato circa 3 milioni e mezzo di morti nel mondo, in Europa ha fatto circa un milione di morti. 125 mila in Italia. Tanti.
La prima guerra mondiale produsse tante conseguenze. Fu il primo passo verso la Grande Crisi del 1929 dal quale nacque il new deal americano da parte del democratico Presidente degli Stati Uniti Franklin Delano Roosevelt.
In Italia i tanti reduci e le sofferenze economiche e sociali di quella guerra provocarono quella “vittoria mutilata”, prologo dell’avvento del fascismo e della seconda guerra mondiale, terminata con la liberazione alleata e la guerra partigiana.
Ecco che l’Italia nella sua costituzione repubblicana ha scolpito il ripudio della guerra come offesa.
Insieme all’art 11 dobbiamo ricordare l'art. 52 della Costituzione che recita “La difesa della patria è sacro dovere del cittadino”. L’Italia Repubblicana da allora, come scolpisce la Costituzione, è promotrice delle istituzioni internazionali per difendere la pace nel mondo. Oggi l’Esercito, la Marina, l’Aereonautica e i Carabinieri le quattro forze armate italiane svolgono missioni di pace in Afganistan, in Iraq, in Libano, in Libia, in Somalia, in Mali, in Tunisia, nei Balcani e nel mar Baltico, oltre che osservatori in Israele. Da ministero della guerra a ministero della difesa una evoluzione storica, politica, culturale di grande rilievo democratico sancito nella costituzione repubblicana.
Questo è il nostro monumento al milite ignoto, monumento dello scultore molfettese Giulio Cozzoli inaugurato in questo luogo il 20 luglio del 1930. Dal 1930 davanti al milite ignoto celebriamo tutta la nostra vita istituzionale e la storia della nostra Città.
Davanti al milite ignoto celebriamo, come tutti i Comuni d’Italia, dal 2 giugno 1947 la festa della Repubblica con la partecipazione di tutti gli organi istituzionali e militari.
Davanti al milite ignoto celebriamo, come ogni Comune d’Italia, a partire dal 25 APRILE del 1950, il ricordo unitario di tutte le istituzioni politiche democratiche e militari della Liberazione.
Una festa che rinnova i valori di unità, solidarietà e fratellanza.
Ma la celebrazione più antica è quella del 4 novembre. Davanti al milite ignoto Il 4 novembre celebriamo le forze armate altrimenti detta festa dell’Unità nazionale. Il 4 novembre terminava la Prima Guerra Mondiale. Per onorare i sacrifici dei soldati caduti a difesa della Patria il 4 novembre 1921 ebbe luogo la tumulazione del "Milite Ignoto", nel Sacello dell'Altare della Patria a Roma. Con il Regio decreto n.1354 del 23 ottobre 1922, il 4 Novembre fu dichiarato Festa nazionale.
In questa giornata si intende ricordare, in special modo, tutti coloro che, anche giovanissimi, hanno sacrificato il bene supremo della vita per un ideale di Patria e di attaccamento al dovere: valori immutati nel tempo, per i militari di allora e quelli di oggi.
Davanti al milite ignoto celebriamo, come ogni Comune d’Italia, il 4 novembre, il giorno della commemorazione dei Caduti di tutte le guerre, del ringraziamento ai militari in servizio, in Italia e nelle missioni internazionali all'estero, Giorno dell’Unità Nazionale.
Oggi lunedì 24 maggio 2021, dopo 106 anni, rinnoviamo in unità, in questo glorioso e storico Comune di Molfetta, la storia della nostra Patria e delle Forze armate Italiane e doverosamente all’unanimità il Consiglio comunale, attraverso la storica dichiarazione del milite ignoto cittadino onorario di Molfetta, ne sancisce il ricordo, la gratitudine e la indicazione ai posteri che la libertà e la democrazia sono conquiste non di uno solo, ma sacrifici unitari, delle maggioranze silenziose dei cittadini che adempiono al loro dovere. Il milite ignoto esempio per il quale ognuno debba svolgere il proprio dovere mai in modo autorefenziale, mai per attestare una autorità fine a se stessa ma sempre tenendo di vista che il proprio dovere è parte di un insieme comunitario, istituzionale, sociale e deve sempre essere indirizzato al bene comune e ai valori costituzionali cui in concreto tutti noi dobbiamo tendere.

Sindaco di Molfetta,Tommaso Minervini

DISCORSO DI SELDA:
Buongiorno a tutti. Mi chiamo Selda e frequento la prima media alla scuola “Corrado Giaquinto”. Scusatemi per l’emozione, ma lo sono perché sono stata invitata al conferimento della cittadinanza onoraria al Milite Ignoto e poi perché stamattina rappresento tutte le scuole di Molfetta; sono portavoce dei messaggi dei miei compagni.
Stiamo vivendo un momento molto difficile e crediamo che sia importante trasmettere un messaggio di pace e speranza.
Ho chiesto a Luca cosa significa per lui essere in pace. Lui mi ha risposto poter giocare a pallone con i suoi compagni.
Ho fatto la stessa domanda a Felicia. Ha risposto che è in pace quando gioca e si prende cura dei suoi gattini.
Ho chiesto anche a Sara la stessa cosa. Lei, per stare in pace, vorrebbe vedere i sorrisi e i volti dei suoi compagni senza mascherina.
Ho chiesto a Daniele. Per lui stare in pace significa poter fare una scampagnata con i suoi parenti.
Francesco mi ha risposto che vorrebbe tanto “un giorno normale” per ritrovarsi tutti insieme a scuola come i vecchi tempi.
Francesco Pio, profondamente commosso, spiega che per lui essere in pace significa fare la ricreazione scolastica, potendo avvicinarsi ai suoi compagni.
Giuseppe ha scelto la didattica a distanza e vorrebbe tanto rivedere i suoi amici dal “vivo”.
Secondo Cosimo stare in pace è farsi coccolare dalla mamma, come quando era piccolo. La mamma di Cosimo è un’infermiera al reparto Covid e per “amore” è fisicamente distante dai suoi due figli.
Per me essere in pace significa poter andare a trovare i miei nonni che abitano lontano.
In realtà abbiamo usato il termine pace con il significato di libertà. Ecco, per noi essere in pace vuol dire “ESSERE LIBERI”!
Ringrazio il sindaco della mia città e l’amministrazione comunale per aver dato spazio ai nostri pensieri.
I D Scuola Media Giaquinto

 

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